Centri per l’impiego: una risorsa fondamentale sprecata

A cura del Dipartimento Lavoro FGCI

La realtà nella quale siamo immersi, caratterizzata da precarietà, sfruttamento, paghe da fame e orari di lavoro inaccettabili, è l’esito di scelte ben precise portate avanti dalle nostre istituzioni. Queste pensano ed agiscono esclusivamente in termini capitalistici, favorendo l’aumento dei profitti di aziende private e multinazionali e, al contempo, ignorando le necessità della maggior parte della popolazione. Eppure le alternative per cambiare il mondo del lavoro esistono, purché si cominci a riconoscere i problemi che lo caratterizzano e che colpiscono soprattutto i più giovani.

Uno strumento che, se gestito correttamente, potrebbe contrastare la precarietà dando garanzie a lavoratrici e lavoratori, anziché favorire soltanto le aziende e Confindustria, è quello dei centri per l’impiego. A differenza delle agenzie private di somministrazione di lavoro, i centri per l’impiego sono strutture istituite dallo Stato e dalle amministrazioni regionali al fine di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il loro scopo principale dovrebbe essere quello di supportare i cittadini nella ricerca di un’occupazione e di collaborare con le imprese nel soddisfare le proprie esigenze di personale, dando vita a un circolo virtuoso.

Dovrebbe, appunto. Purtroppo, infatti, la maggior parte dei centri per l’impiego in Italia non funziona. Diverse sono le criticità che ne limitano l’efficacia, prima fra tutte la carenza di personale dovuta alle restrizioni di bilancio. Le conseguenze sono uffici fantasma, telefoni che squillano a vuoto e, se va bene, un servizio lento e insufficiente. A ciò si aggiunge la mancanza di formazione dei consulenti: dovrebbero essere figure specifiche in continuo aggiornamento ma, al contrario, spesso non conoscono i meccanismi del mercato del lavoro, con le sue evoluzioni e competenze richieste. Pertanto, molti di questi “professionisti” non sono in grado di offrire un supporto reale né ai cittadini né alle imprese.

Un altro problema è rappresentato dalla mancanza di sinergia tra i vari soggetti coinvolti nella gestione del sistema pubblico del lavoro: agenzie, istituzioni e soggetti pubblici spesso non si coordinano fra loro, rendendo difficile al cittadino ottenere informazioni chiare e un supporto coordinato. La situazione peggiora ulteriormente quando si procede alla privatizzazione di tali soggetti. A titolo d’esempio citiamo il caso della regione Lombardia sotto la giunta Fontana: 107 navigator, assunti nel 2019 con l’introduzione del reddito di cittadinanza, nel 2022 non si sono visti rinnovare il contratto. La Regione stessa vanta il fatto che i centri per l’impiego si avvalgono adesso di operatori privati accreditati alla presa in carico della persona in cerca di lavoro. Così uno degli ex dipendenti licenziati: Il nostro è stato un lavoro nell’ombra, visto che non eravamo dei veri e propri funzionari e la firma non era la nostra […] Dopo la sanità, la Regione sta pian piano privatizzando anche la ricerca del lavoro. Ti prendono in carico, e poi ti smistano verso società private convenzionate.

Come FGCI sosteniamo l’utilità dei centri per l’impiego come servizi pubblici, in grado di offrire gratuitamente un supporto attivo di orientamento, formazione e ricerca attiva del lavoro senza discriminazioni. Privatizzarli significa selezionare gli utenti in base alla loro redditività economica escludendo le fasce più svantaggiate della popolazione. Le aziende, sempre orientate a massimizzare il profitto, ridurrebbero costi e personale e si concentrerebbero sugli obiettivi finanziari mettendo in secondo piano l’erogazione di servizi di qualità. E’ quello che sta già accadendo con le agenzie di somministrazione.

Al tempo stesso, la FGCI ribadisce la necessità di potenziare i centri dell’impiego pubblici, assumendo operatori in quantità sufficiente a garantire un servizio tempestivo ed efficiente; formando e aggiornando il personale adeguatamente; favorendo il coordinamento tra i vari enti coinvolti nella gestione di questo servizio fondamentale per la popolazione. Sarebbe un primo passo verso la costruzione di una società che offra pari opportunità alle persone, affinché possano trovare un lavoro dignitoso e costruirsi il futuro a cui ambiscono.